sabato 9 maggio 2015

"Il tuo meraviglioso silenzio" di Katja Millay


TRAMA: Le sue dita non possono più correre sul pianoforte, il suo mondo pieno di note è diventato muto. Nastya era una promessa della musica, prima. Prima che tutto precipitasse, prima che la vita perdesse ogni significato. Da 452 giorni Nastya ha smesso di parlare, e il suo unico desiderio è tenere nascosto il motivo del suo silenzio. La storia di Josh non è un segreto: ha perso tragicamente i suoi cari, e solo nel recinto impenetrabile che ha costruito intorno a sé si sente al riparo dalla compassione degli altri e libero di dedicarsi in solitudine all'unica cosa che lo tiene in vita: intagliare il legno. Quando sembra non esserci più luce né speranza, Nastya e Josh si trovano e le sensazioni sopite esplodono dal corpo e dal cuore. Due lontananze si incontrano, cercando l'una nell'altra la forza per superare il passato e rinascere davvero.

COSA NE PENSO

Adesso o mai più.
Adesso devo recensire questo libro e non aspettare oltre. Approfittare della quiete e della tempesta che aleggiano sul mio stato d’animo. Dare sfogo a tutto quello che sto provando in questo istante. Seguire il consiglio di Josh quando dice a Nastya di aprire la mano sinistra chiusa a pugno e liberarsi. DEVO LIBERARMI! 

Ed è quello che voglio fare, una specie di espurgazione o muoio. Perché ciò che mi sta vorticando nel cuore, nello stomaco, nell’anima, nel fegato e nella mente è un qualcosa di ingestibile. E mentre digito tali parole sulla tastiera del pc, spero che questo turbine di emozioni abbandoni il mio corpo, questo contrasto di “cose” che faccio fatica ad identificare, fluisca via… perché è un qualcosa che ti schiaccia a terra, lasciandoti senza fiato! Ed è un libro… e non un’esperienza reale che vivi sulla tua pelle o attraverso gli occhi di chi ti è vicino. Tutte le sensazioni che avrei dovuto provare durante la lettura, mi si sono accumulate inconsapevolmente alla fine, facendomi palpitare il cuore. Un cuore che, in questo istante, non è quel muscolo che studiamo a scuola, ma è diventato una pietra che mi sta soffocando e opprimendo nel petto! Una pietra che, però, batte… È una cosa struggente, che ti asfissia. Ma che allo stesso tempo ti libera. Quello che ho avuto tra le mani è una bomba ad orologeria. Un impatto potente, emotivamente parlando. Ecco perché amo ed odio questo libro, per quello che mi ha fatto provare e che faccio una fatica bestiale a descrivere. Mi ha riempita di belle e brutte percezioni per poi svuotarmi brutalmente nel finale, facendomi sentire come un guscio vuoto. Sono stata impassibile durante la lettura, proprio come i due protagonisti che esteriormente sembrano due persone disinteressate al mondo mentre interiormente hanno una realtà che non tendono a manifestare. 
Ho letto il finale tante e tante volte, ma per finale non intendo l’ultimo capitolo, ma l’ultima scena dove lui chiede a lei cosa ha visto quando è morta, dov’è stata: nei pochi secondi nei quali il cuore della protagonista ha smesso di battere, lei ha visto l’unica cosa che le avrebbe ridato un senso alla sua stessa vita. Un finale positivo, ma che ha sempre un’impronta amara che si trascinerà fino alla fine. Questa non è una storia adatta per i deboli di cuore. I due protagonisti sono lontani dagli stereotipi che siamo abituati a leggere. Lei, Nastya, non ha una doppia personalità, neanche una tripla: che la si chiami Nastya la bestia, che la si chiami Em, che la si chiami Emilia, che la si chiami Milly, che la si chiami Raggiodisole, è sempre lei. Lei e le sue sfaccettature causate da un evento che le ha cambiato il suo modo di vivere, di pensare, di agire e di comportarsi. Una circostanza che ha fatto molte vittime. Un avvenimento che ha spezzato un equilibrio familiare. Un fatto di cui lei vorrà vendicarsi per i danni subìti. Tutto quel marcio di cui è stata oggetto la porterà ad allontanarsi dal nucleo familiare per mandarla incontro al suo destino, alla sua redenzione, alla sua rinascita. Lei non parla, ma non perché ha dei problemi alle corde vocali, ma perché da quando ha ricordato quello che l’era successo, è come se qualcosa in lei si fosse spezzato.

E il protagonista? Come dimenticare quel piccolo grande uomo di Josh? Ha perso, uno dopo l’altro, i suoi cari. Quello che colpisce di lui è quando dice che crede in Dio, non ha mai smesso di farlo, eppure ritiene che Dio stesso lo odi perché ha rimosso dalla sua vita tutti i suoi cari, proprio come accade quando si gioca a scacchi: la scacchiera rappresenta la sua esistenza e i pedoni i suoi familiari.  Ora Josh non ha più lacrime da versare e, quando muore suo nonno, la cosa gli sembra talmente naturale/scontata che non si stupisce. È una situazione psicologica, quella dei protagonisti, che ti mette a dura prova. E non mi aspettavo il “botto” finale nel quale riunisci tutti i tasselli e passi dalla fase “ma che diavolo sta succedendo” a “la Millay mi ha sbattuto in faccia una realtà distruttiva”. Perché, mentre Josh credeva di aver perso tutto, ecco che si rende conto che non è pronto minimamente a perdere lei, che nel frattempo era riuscita ad aprirsi un varco nella sua corazza rimanendo ella stessa coinvolta. Infatti il suo amico Drew è stato il primo a captare un cambiamento in Josh.

 
Così diversi ma simili: entrambi lupi solitari, ma mentre Josh è riuscito a crearsi una specie di barriera intorno a sé per estraniarsi dal mondo (una barriera che la stessa protagonista gli invidia), Nastya usa l’aspetto esteriore per allontanare tutti da sé e solo la madre di Drew capisce che è una maschera dietro la quale si nasconde una realtà più innocente. Una realtà che verrà fuori, perché il famoso “botto” finale di cui parlo assesterà un po’ la situazione. Riaprire vecchie ferite per trovare una pace momentaneamente relativa, aiuteranno Nastya e Josh a sopravvivere alla vita?



VOTO: 5 STELLE

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